Storia e Cultura

Travolti da un insolito destino…

Mentre sfilano sulle spiagge gli ultimi resti delle vacanze, e ci si prepara ad un preoccupante autunno pieno di incognite, mi torna in mente un termine caro a chi era presente in quegli anni del dopo ’69, quando la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, diede il via all’Autunno Caldo nel nostro paese. Quel periodo che oggi si tende a dimenticare, fu molto di più che un intensificarsi di un conflitto industriale. Conflitto, che accompagnava un rinnovo contrattuale che interessò più di cinque milioni di lavoratori. Quel periodo, rappresentò il culmine di una presa di coscienza generale, il formarsi di un grande movimento collettivo, che travolse il nostro paese per qualche anno.

Quelli come me che lo vissero dal di dentro, partecipando a lotte, manifestazioni e scontri di piazza, sono l’intera generazione del dopoguerra che è stata travolta da un insolito destino. Un destino già allora pilotato e deviato, che ci ha illuso per un attimo di aver vinto, per poi ritrovarsi qualche anno dopo a capire che nelle mani, non c’era rimasto niente.

E oggi suonano ancora più tragiche e beffarde, le rivelazioni dei vari personaggi di potere sulle sinistre vicende di quegli anni. Gli stessi personaggi che allora, quando noi si urlava a gran voce nelle piazze la verità su stragi e complotti, ci bastonavano e ci mettevano in galera.

Oggi quelle verità vengono da loro stessi rivelate candidamente, come se fosse normale, come se fosse tutto chiaro già da allora ma solo oggi vale la pena rivelare. Oggi che di quelle stragi, di quei morti, di quei lutti non è rimasto più niente. Oggi che noi, i primi veri “complottisti”, quelli che il giorno successivo alla bomba a Milano alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, urlammo: Strage di Stato, non possiamo neanche consolarci del fatto di aver avuto ragione. Chissà se tra molti anni qualche uomo di potere, dirà la verità su questa farsa della pandemia e del virus, che ha cambiato profondamente il nostro paese. Oggi come allora sempre noi, i complottisti, verremo nuovamente beffati da una verità che sapevamo sin dal primo giorno, ma che verrà rivelata soltanto molti anni dopo, quando tutto sarà irrimediabilmente dimenticato.

Per capire come siamo arrivati a tutto questo, a come siamo stati travolti da un insolito destino, dobbiamo tornare al famigerato Armistizio dell’8 settembre del 1943, che Dwight Eisenhower definì: “Uno sporco affare”. Allora, la prima parte della guerra finì per l’Italia nel peggiore dei modi. Una pessima immagine che ci portiamo dietro ancora oggi, e che ha segnato in modo definitivo con gli accordi siglati a Parigi nel febbraio del 1947, la nostra dipendenza dagli Alleati. Uno stato al servizio di America e Inghilterra, che mai nel corso degli anni si sarebbe potuto riscattare. Vi rimando per la lettura di quei fatti, allo scritto di Cesare Sacchetti, che documenta con amarezza, quella che fu la “resa incondizionata” del nostro paese con la rinuncia alla sovranità nazionale. Una infamia riservata solo all’Italia:

https://www.lacrunadellago.net/l8-settembre-il-tradimento-e-la-caduta-dellitalia-in-mano-allanglosfera/

L’Italia allora rinasceva dalle macerie con forza e veemenza, sicura che tutte le oscure trame, e gli sporchi personaggi che vi stavano dietro, fossero stati definitivamente spazzati via. Un mondo nuovo era davanti ai nostri occhi e ci si preparava a costruirlo. Eppure tutto questo entusiasmo, non era condiviso da Benedetto Croce, politico e filosofo di fama mondiale, il quale disse di quel trattato di pace che era un diktat, che gli Alleati si erano rimangiati le promesse fatte durante la guerra, che le umilianti condizioni imposte al Paese, fra cui la spartizione della flotta e la privazione delle colonie, violavano i principi della Carta Atlantica.
«È impossibile», disse, «costringere gli italiani a dichiarare bello ciò che considerano brutto».

C’è un libro interessante su tutta questa vicenda, che ha segnato il destino del nostro paese: “L’Italia e il trattato di pace del 1947” della scrittrice Sara Lorenzini. Un libro che mette in luce con date e fatti storici inconfutabili, che non ci siamo ritrovato oggi travolti da un insolito destino, ma che tutto è stato architettato e preparato sin da allora. Vi lascio per chi è interessato, alla lettura di questo scritto di Gagliano che, prendendo spunto dal libro della Lorenzin, fa un quadro riassuntivo di quello che fu l’inizio del nostro insolito destino:

https://osservatorioglobalizzazione.it/progetto-italia/il-trattato-di-parigi-del-1947-e-le-limitazioni-della-sovranita-italiana/

Così ignari di tutto, tenuti allo scuro di tutto dai nostri governanti, ci siamo fatti travolgere da questo destino e siamo arrivati agli anni settanta. Noi la generazione del dopoguerra, pronti e uniti, ad affrontare uno stato che ci voleva privare delle più elementari libertà. Noi che arrivavamo dai racconti dei nostri padri, dei partigiani e che avevamo capito la lezione della guerra, ma non ne conoscevamo i tragici risvolti. Così siamo scesi in piazza allora, nell’illusione che avremmo potuto colpire al “cuore” dello stato e avremmo potuto ribaltarne i principi antidemocratici e riposizionare la nostra voglia di vera libertà.

Viene bene quindi ricordare le parole di Patrizio Peci, primo “pentito” delle Brigate Rosse: “Lo stato allora (agli inizi dell’attività brigatista) – poi non più – ti lasciava gli spazi per poter sperare nella vittoria (…) lo stato poteva avere interesse a lasciare spazio alla lotta armata. Interessi velati, e magari contrapposti, ma certamente tesi a creare confusione. Altrimenti la lotta al terrorismo sarebbe stata più immediata e aspra. Ci avrebbero stroncato subito, come hanno fatto quando gli è parso il momento”. Nessun destino è mai insolito.

Chiaro che leggere anche gli ultimi avvenimenti accaduti nel nostro paese con distacco e malcelato disinteresse, con convinzione che un “insolito” e in questo caso tragico destino ci sia toccato, sa di una colossale beffa. Niente succede a caso. Ed è per questo che suonano ancora più umilianti ora come allora, le rivelazioni su stragi, morti, deviazioni dei servizi segreti e anni e anni di complotti all’interno e al di fuori di questo nostro paese. Un paese dove tutto era ed è possibile, perché siamo lo strumento di potenze che ora come allora, hanno sempre e solo lavorato per schiacciarci e umiliarci. Qualcuno quando parlo di queste cose, mi ricorda che gli Americani ci hanno salvato dalla miseria con il “Piano Marshall”. Il Piano Marshall (ormai storicamente riconosciuto), è servito agli Americani a trovare sbocchi per i loro prodotti, a trasformarci in una loro colonia economica e a mettere le mani sui nostri capitali e le nostre industrie future. Sopraffatti dalle macerie e privati della nostra sovranità nazionale, l’Italia e parte dell’Europa, finì per assecondare i vertici statunitensi, che sapevano bene come riempire quel vuoto e stabilire la loro leadership economica, favorita del resto dall’assenza di concorrenti, tutti travolti dalla guerra.

Insomma diciamo che dopo tutto questo, un po’ di amaro in bocca resta. Vero il passato è passato, se ne è andato e ormai non lo si può più cambiare anche se il revisionismo di stato, complici giornali, radio, tv e prezzolati arrivisti, purtroppo seguiti da molta parte di popolo ignorante, sta da tempo cercando di “rivisitare” in chiave ovviamente interessata. Ma quel che è fatto è fatto.

Quindi? Tutto quello che c’è stato, tutte le proteste e le rivolte negli anni, tutte le stragi, e tutti i morti, sono stati inutili e comunque vittime di manovre prestabilite e accuratamente preparate? Non proprio direi. Ernesto Che Guevara, asseriva che: “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. Per questo malgrado le delusioni, le sconfitte e le umiliazioni, non ho mai smesso di lottare e ho insegnato a mio figlio a non smettere mai di sognare e credere nei propri ideali. Gli ho insegnato a combattere per i propri sogni e la propria libertà, perché se c’è una cosa che ancora non è stata scritta, è la nostra storia futura. Per quanto si possano ordire trame, tessere intricate equazioni sul nostro futuro, niente è sicuro e il fatto che noi non si smetta di credere e lottare, è la cosa che più indispettisce questi oscuri personaggi, questi traditori dell’umanità, questi criminali senza pari.

Restiamo vivi e non smettiamo di lottare.

Solo così non saremo più travolti da un insolito destino

Bruno Marro

https://brunomarro.it/

https://brunomarro.blogspot.com/


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Bruno Marro

Bruno Marro nasce a Torino il 5 marzo 1956 Musicista, compositore e scrittore, nella sua carriera ha scritto musiche per cartoni animati, trasmissioni televisive e fatto regia teatrale.

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