Storia e Cultura

L’ideologia Neo-Con malattia senile del Capitalismo Globalista

Articolo di Danilo Fabbroni per News Academy Italia

La pesante mano calò come un maglio sulla panca che fungeva da scrivania ed una specie di rombo (un tuono forse?) si effuse nello spartano stanzone, complice forse le poche e stazzonate suppellettili presenti le quali, secondo alcuni, dovevano essere il degno addobbo di quella sede destinata ad ospitare il parterre de rois della rossa rivoluzione. Gli astanti, tutti inchiodati a semicerchio, come disposti da una mano invisibile in una sorta di anfiteatro romano, ammutolirono quando il calvo tartaro, dagli occhi grandi come punte di spillo, neri come il carbone di certe miniere nei pressi della siberiana Kolimà, pronunciò la fatidica frase: “L’estremismo è la malattia senile del comunismo”. Oggi non sarebbe tanto diacronico rispetto a quell’episodio, né distopico se da poveri travet della metropolitana quali siamo, sentissimo all’improvviso – in questi annosi mesi protagonisti di un arco di crisi che gemella in uno spaventoso patto di sangue l’Ucraina ed il Medio Oriente – provenire dagli incassati altoparlanti dell’underground questo spot, forse generato dall’Intelligenza Artificiale in auge: “Il Neo-conservatorismo è la malattia senile del Capitalismo Planetario”. Se così fosse sarebbe solo colpa nostra scoprire che l’apparente boutade dell’A.I. in realtà è soltanto nihil sub sole novi. Guido Giacomo Preparata, nemo propheta in Patria[1], nel lontano 2017, allorché fu Associate Professor all’Università di Washington pubblicò per i prestigiosi tipi del Palgrave Macmillan il seminale saggio The Ideology of Tyranny cimentandosi a defoliare, velo dopo velo, incessantemente, quanto si celava dietro la suadente scorza della “French Theory” che aveva ammaliato ed incantato, novella Circe, tutto o quasi il milieu cultural-ideologico nella Terra dei McDonald, Tesla ed Apple e compagniabella. Se la French Theory fosse stata solo un souvenir per turlupinare, abbindolandoli al gadget del momento, frotte di gonzi “american in Paris” che una volta tornati all’ovile del loro ranch o della loro penthouse (a seconda se fossero cow-boy o metro-sexual) potevano orgogliosi esporre sul (falso) caminetto (in PVC) (falso) fiammeggiante (dentro si animava un ologramma del fuoco), una Toure Eiffel in miniatura, di plastica ed una baguette in cartone pressato, non ne staremmo a parlare qui. Invece au contraire essa fu una tracimazione, una esondazione oceanica che travolse – fecondandola (sic!) – l’intera scena ideologico-culturale a Stelle & Strisce che, verso l’epifania tardo anni Settanta, vedeva sempre più rinsecchirsi la spinta centrifuga motivata dall’epicentro sessantottino. Non per nulla di lì a poco reganeconomic; la terribile, orrenda ecce donna Margaret Tatcher (sua fu “la società non esiste, esiste l’individuo”, ipse dixit…); deregulation a gò-gò, da noi la “Milano da bere”, imperversarono a bestia sul nascere degli anni Ottanta, segno che la Volontà (nietzschiana) di Potenza del Capitale Totale ruggiva ben più forte del leone in esergo alla filmografia dei tycoon hollywoodiani a dispetto della escatologia (falsamente) promessa dagli eoni sessantottini. Più di un eone, vero eresiarca, fu il segaligno Foucault che urbi et orbi sparse nella Terra di uno dei più grandi olocausti (la deforestazione sistematica operata da schiere di calvinisti, luterani e protestanti del popolo pellerossa) sparse il Verbo teoria-francese. Come ciò fu possibile che lo spiega – millimetricamente – appunto Preparata: icasticamente qui diremo che la furbizia da gioco delle tre carte messa in atto dallo ieratico pelato francese Foucault – per gli amici fervido cultore della setta degli euryproktos che la decenza ci proibisce di tradurre (leggere per credere: The Passion of Michel Foucault, James Miller per Simon & Schuster) – fu quella di rendere “digeribile” le mortifere tesi di George Bataille, vero e proprio necroforo. Paludando e saccheggiando a profusione senza citazioni di sorta[2] (con rarissime eccezioni) la pensée del negromante Bataille la setacciò a tal punto che la rese “digeribile” presso le Teste d’Uovo della catena apicale delle nobili università americane, ammaliandole, stregandole a dovere. Del resto il calvo francese ebbe buon gioco: più che incantatore di serpenti fu un incantatore di bisce visto il basso (con sporadiche eccezioni a questa regola) livello culturale del corpo docente che gozzovigliava sotto la Statua della Libertà. L’orrifico contrabbando messo in atto da Foucault non fu un mero agire limitato all’intellettualità (se fosse così non ne varrebbe la pena neanche di citarlo) ma si materializzò in una effettualità di una incredibile magnitudo, quella potenzialità che si ottiene (Machiavelli docet e non per nulla Machiavelli continua ad essere un faro splendente nei ranghi di professorato & studentato destinato a proiettarsi a piene mani nelle e sulle leve del Potere Vero) allorché Filosofo (colla effe maiuscola) e Potere (colla p maiuscola)[3] si uniscono e si abbracciano nel Ballo in Maschera che ci governa in toto (vedi Peste di Davos, vedi Harari a braccetto con Schwab…). Del resto, nel nostro piccolo, vedemmo quanto possente fu la leva della French Theory: negli anni Settanta (ricordiamo Radio Alice, riviste come “A/traverso” e “Rosso”, Bifo et ecetera) a Bologna si tenne un convegno per la Libertà (?) a cui parteciparono Deleuze e via cantando, bello spicchio del coté parigino (gli stessi cani che Foucault menò per l’aia statunitense) e che effetto se ne ebbe a parte il birignao peculiare a quelle occasioni? Presto detto: un manifesto firmato da quei caporioni a sostegno degli indagati, causa lotta armata ed una forte eco che fece da sponda alla miserevole, oscena dottrina Mitterand che impalcava un porto sicuro nei dintorni della Torre Eiffel agli sgherri armati, assassini e non, del lotto-armatismo tinto rosso nostrano. Non cosa da poco se consideriamo, se abbiamo presente ben bene, cosa accade a qualsiasi pensiero che sia veramente “contro” su cui cala o la scure materiale della repressione o quella virtuale, ma non meno efficace, della Cortina del Silenzio Assoluto. Ma torniamo nelle Lande dei Cow-boy, perché di questo, in fondo, si tratta, l’America è Cow-boy nel suo DNA. Può essere radical-chic come il direttore d’orchestra Leonard Bernstein (nomen omen) che accomodava sulle cavallino-pezzate chaise longue Eileen Gray nella sua scintillante penthouse i capi in testa delle rivoluzionarie (?) Pantere Nere, armati di tutto punto, mentre impeccabili maître passavano tra i tavolini con i martini dry (“non shakerato mi raccomando!”) ma alla fine dei conti la genesi cow-boy, la matrice John Wayne viene sempre a galla. Come? Be’, basti vedere la Volontà di far il Gendarme del Mondo per di più facendosi forza e scudo coll’idea di incarnare il ruolo Defensor Civitatis facendoci ridere a crepapelle, stile Stanlio & Ollio, essendo la quintessenza della soi disant “Civitas U.S.A.” imperniata sull’abortismo omicida; nel declinismo denatalista; nell’assassinio legalizzato eutanasiaco; nell’epidemia drogastica full metal jacket; nella pornomania onlyfansiana; nel guerrafondaismo più accanito e stolto; nel fluidismo LGBT+ e vi di questo passo. Solo fulgide menti (sic!) quali Oriana Fallaci, Giuliano Ferrara, Franco Cardini, Robert de Mattei, Maurizio Molinari et alii possono scambiare i fischi delle Sirene cucinate ad Hollywood, a Langley, ad Aspen, a Pugwash ed altri ameni siti consimilari per i fiaschi di Vietnam, la Baia dei Porci ed altre dozzine e dozzine di eventi massacri & bellici seminati con grande “generosità” dalla Statua della Libertà. Qui bisogna però tornare al Nostro: Foucault ma non solo a lui ma bensì allo sciame sismico che generò da manutengolo di costoro: Deleuze, Guattari, su su fino a Lyotard e Baudrillard e fu l’apoteosi dell’Inutile, congerie del cavolo, una rete magmatica di endless insipienze, di banalità di base, di lingue di legno auto-referenziali al massimo grado, tutto condito con sommo sprezzo del ridicolo tanto che Baudrillard osò dire che l’11 settembre fu solo un kolossal mai accaduto davvero. Tacciamo su altre autentiche scemenze come questa per non infierire di più. Fatto sta che l’operazione Foucault ebbe enorme, vasto successo: gli stesero i tappetti rossi i circoli massimi, giova ripeterlo, del culturame di lì (le saune californiane colle loro dark-room lo accolsero a braccia aperte, sino al gomito verrebbe da dire compulsando l’acuta biografia citata poc’anzi). Perché ricordiamo questo incedere del passato che, ripetiamo, potrebbe apparire come un solo trend culturale ed al massimo, quindi, degno di un articoletto su che so io, “MicroMega” o giù di lì, sul “il Manifesto” e fogliettame del genere? perché siam (purtroppo) tutti figli suoi, nel senso che l’operazione foucaultiana non fece altro che servire su un piatto d’argento tutta la Barbarie che un essere umano, una cricca, o peggio, una popolazione intera, una etnia particolare può mettere in campo. Il plateau d’argent servito dal sommellier d’Oltralpe era borfo di atrocità; di sozzure vere e proprie (la soillure che tanto delibava gustosamente Bataille). Perché meravigliarsene? Se uno va a pescare nel laghetto delle Menadi, di Dioniso, di Caino, delle Baccanti, degli Orfici, della Setta degli Assassini cosa vuol offrire se non il repêchage delle barbarie preternaturali stile “ti strappo il cuore dalle viscere e me lo mangio” sulla scorta della civiltà (?) Azteca? Se uno adora la Predazione al posto della Caritas[4] cosa vuol provocare se non massacri, olocausti, guerre per dozzine e dozzine di volte moltiplicati. Chi fu il moltiplicatore di tutto questo sangue Innocente se non la Luce, la Piramide, il Compasso, l’Occhio fluorescente che s’intravvede nella filigrana della banconota del dollaro? Chi maneggiava quello standard (prima e dopo Bretton Woods non importa) oltre alle risibili diatribe falsamente contrapponentesi messe in scena a mo’ di ombre cinesi in America – tra liberal e conservative – se non la plastica unione tra queste due sponde dell’identica moneta che oggi sono Bush, Regan, Trump e domani Clinton, Obama e Biden? Fil rouge? Bombe a volontà tanto quando c’erano gli uni quanto gli altri. Oggi come oggi ne paghiamo (tutti) il prezzo, di quello scempio. Scempio causato dal matrimonio incestuoso tra – guarda caso – la catena negromantica, vampiresca che gemella Jünger, Heidegger, Kokève, Bataille, Strauss, Bloom, Bellow, Nietzsche et alii in un tutt’uno micidiale: i Neo-con, i falchi neo-conservatori americani che soppiantarono le vetuste colombe post-sessantottine a governare il vero Impero del Male, il vero Stato Canaglia, gli USA. Foucault ed il suo codazzo hanno fornito[5] loro tutti gli attrezzi possibili ed immaginabili per condire la loro (infame) Lotta al Male Assoluto (come se loro fossero il Bene!).

Il Neo-Conservatorismo come malattia senile del Capitalismo Planetario. Eh sì, non è un refuso: abbiamo scritto Planetario e non americano giacché chi scrive USA si scorda (che sbadati!) sempre di sottoscrivere altri mittenti: in primis Inghilterra e last but not least lo Staterello Sei Punte Stellato. Si sarà capito perché abbiamo Ucraina e quanto accade a poche ore di aereo dalla nostra metropolitana, nel cuore pulsante del Medio Oriente? Se avessimo un Adorno redivivo, ammesso che fosse dotato di quell’onestà intellettuale che mai gli fu propria in vita, direbbe: «Dopo Sabra e Shatila (oggi le ri-vediamo queste stragi sotto gli occhi e non facciamo nulla di nulla se non ascoltare le banalità di base di Mentana) non si può più scrivere poesia» (neanche un saggio, aggiungiamo noi).

  1. Se lo scenario dell’editoria nostrana avesse un minimo di dignità non si assisterebbe a vedere un esimio autore qual è Preparata auto-pubblicare certi suoi ultimi lavori, sospettiamo, per evidente disinteresse da parte dei tonitruanti tromboni et onusti editori italici…

  2. Cosa del resto usuale nel fare d’Oltralpe: Guy Debord letteralmente saccheggiò la vulgata di Henri Lefebvre per poi dileggiarlo e calunniarlo. A tanto sono capaci i Liberatori del Nuovo Pensiero… della serie “onestà intellettuale cercasi”. Stesso film Debord lo mise in atto nei confronti di Daniel Joseph Borstin che col suo The Image: A Guide to Pseudo Events in America, apparso nel 1962 quindi ben in avanzo rispetto alla Società dello Spettacolo, fu il vero pozzo a cui attinse a piene mani lo psicopompo Debord.

  3. Il riferimento a Leo Strauss è sin troppo evidente.

  4. La stessa identica operazione culturale fu condotta con gran spolvero a casa nostra dalla casa editrice Adelphi e non per nulla questa manovra ebbe un riverbero toto mundi sin nelle più onuste facoltà universitarie del mondo intero. Cosa stupefacente se si pensa anche un solo attimo alla dequalificazione mondiale di cui soffre ogni manifestazione italica che non sia l’epidermicità di scarpai, di vestitori, di sciarpai nostrani, leggi italian fashion e dintorni. Dimmi chi ti appoggia e ti strombazza e ti dirò chi sei veramente: difatti uno nei paraggi di Foucault & Company, Toni Negri ed il suo sodale Hardt col loro Reich furono benedetti e celebrati dai più altisonante media internazionali, in testa il Council for Foreign Affairs!

  5. Basti vedere il veemente appoggio, vero e proprio battage, inscenato da Foucault a favore del clericale Khomeyni ed a disfavore del capo di stato Mossadeq abbattuto a forza dai Servizi anglo-americani per aver nazionalizzato le proprie fonti petrolifere.


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