SULL’ILLECITO USO DEL REGISTRO ELETTRONICO ED IL GOLPE DELLA SCUOLA 4.0
Era il lontano 6 Luglio 2012, sulla Gazzetta Ufficiale n.156 veniva pubblicato il Decreto Legge n.95 che dettava le “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica”, assicurando una “invarianza dei servizi ai cittadini”, come dire: urge che lo Stato risparmi ma dichiari di offrire gli stessi servigi.
Un mese dopo, il 7 Agosto quel Decreto Legge diventava la Legge 135/2012 e prevedeva riduzioni di acquisto di beni e di spesa delle pubbliche amministrazioni, riduzioni di personale, liquidazioni di società pubbliche, soppressione di enti e società e offriva nuovi crediti e agevolazioni fiscali alle banche.
Oggi non siamo più ingenui come 12 anni fa e sappiamo che quando vengono fatte promesse di risparmio con l’erogazione di servizi ugualmente valoriali, la fregatura è dietro l’angolo. Di quelle fregature una oggi è entrata in tutte ma proprio tutte le case italiane, nessuna esclusa e si chiama “registro elettronico”.
All’art.7 il punto 27 dichiarava che il Ministero dell’Istruzione avrebbe predisposto entro 60 giorni, quindi entro il 7 Ottobre 2012, un “Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie.” In parole povere significava che entro 60 giorni non avrebbero dovuto esserci più documenti cartacei in nessuna istituzione scolastica e tutto si sarebbe trasferito sul digitale.
A tutt’oggi niente di questo è accaduto, quei 60 giorni sono ampiamente trascorsi e benché la digitalizzazione imperante, coadiuvata dalla mente malata del nostro Matteo Renzi con il suo piano Nazionale di Scuola Digitale, pilastro della Legge 107/2015 detta della “Buona Scuola”, abbia sostenuto le deliranti e illecite imposizioni attuate durante il Covid, niente può essere obbligato per quel che riguarda l’uso di tecnologie digitali, registro elettronico incluso.
Naturalmente la maggior parte dei Dirigenti Scolastici affermerà perentoriamente che il registro elettronico è obbligatorio, addirittura “di legge”, i docenti italiani, categoria lavorativa dagli stipendi più bassi d’europa e dall’età anagrafica più anziana di tutti i loro colleghi dell’UE, soggetti ad un malessere psichico che li rende incoscienti di loro stessi e preda del burnout senza nemmeno saperlo (a tal proposito si vedano le ricerche del Dottor Vittorio Lodolo D’Oria e le sue innumerevoli pubblicazioni editoriali), sosterranno la stessa mentalità dei loro Dirigenti d’Azienda.
L’OBBEDIENZA CHE UCCIDE LA CAPACITÀ SAPIENS
Si sa che quando la consuetudine si sostituisce alla Legge, non c’è situazione più pericolosa, l’ignoranza vuol sempre salvare se stessa e non accetta di essere informata sulla verità che passa così nell’oblio.
Abbiamo tutti trascorso due anni sotto imposizioni che ledevano la Costituzione, la libertà individuale ed i Diritti Internazionali, arrivando ad essere cavie di farmaci a mRNA negando gli effetti avversi dichiarati sui bugiardini. Abbiamo creduto ad “obblighi etici” ma abbiamo solo aiutato il nostro ex Ministro della Salute ad implementare quella “egemonia di sinistra” espressa nel suo libro “Perché guariremo”, oggi foriero di sue fughe dai retri dei luoghi in cui lo pubblicizza, dietro le invettive di chi gli urla contro “assassino”.
La pandemia ha portato tutte le famiglie d’Italia ad attuare la fantomatica “Didattica a Distanza” pensandola obbligatoria, ma la Ministra Azzolina ammise già pochi giorni dopo la chiusura delle scuole, il 26 Marzo 2020, che non poteva essere obbligata e appellandosi ai Proff di “mettere da parte i propri diritti”, iniziò a portare giovani cervelli in sviluppo a stare ore e ore davanti ad un monitor, in compagnia di insegnanti trasformatisi in tanti piccoli Piero Angela in videoconferenza dalle loro cucine e salotti.
Da tempo ogni scuola presenta da anni un “Piano Triennale di Offerta Formativa” che crediamo essere un obbligo, ma le attività proposte sono tutte facoltative sia per docenti che per gli alunni.
Gli insegnanti che intendano far parte delle “funzioni strumentali” ed essere registrati al portale SIDI quali collaboratori per l’attuazione del PTOF, ne danno libera adesione, mentre per l’utenza, la nota del MIUR del 20/11/2018 recita testualmente: “La partecipazione a tutte le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio, ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa di cui all’articolo 9 del D.P.R. n. 275 del 1999, è, per sua natura, facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni, o degli stessi se maggiorenni. In caso di non accettazione, gli studenti possono astenersi dalla frequenza.”
CONFLITTI D’INTERESSE E NUOVE PRIORITÀ UMANE
In questo contesto di “ampliamento delle attività formative” va citato il famigerato D.M.161/22 promosso dal Direttore Scientifico della Fondazione Internazionale Big Data e Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Umano, nonché allora Ministro dell’Istruzione, Pietro Bianchi.
Un Decreto Ministeriale che viola la Costituzione, il codice civile, il testo unico in materia di scuola, di fatto un vero golpe in cui il PNRR viene usato non come programmazione economica generale voluta dal Governo, ma per “innovare il nucleo pedagogico dell’ambiente di apprendimento”, imponendo di fatto regolamenti che contengono norme contrarie alle disposizioni di legge.
Il Decreto segna l’avvio della “Scuola Futura” o “Scuola 4.0”, il cui obbiettivo si basa su “le sfide e le opportunità messe in luce dalla pandemia di COVID 19” e forza ad “una maggiore quantità dell’insegnamento relativo alle tecnologie digitali, il sostegno alla digitalizzazione dei metodi di insegnamento e la messa a disposizione delle infrastrutture necessarie per un apprendimento a distanza inclusivo e resiliente”.
In parole povere la Scuola 4.0, trasformando un luogo reale in un altro virtuale, si prodiga a creare operai che occupino i “nuovi posti di lavoro nel settore delle nuove professioni digitali (come l’intelligenza artificiale, la robotica, la cybersecurity, ecc.)”.
Ma per chi ancora ha voce e quindi coscienza, non tutto è perduto. Gli insegnanti possono far verbalizzare e protocollare al Collegio Docenti il proprio diritto alla libertà d’insegnamento esercitando con l’art.3 DPR 275/1999 l’opzione di minoranza e rifiutarsi all’utilizzo didattico delle tecnologie digitali, e l’utenza scolastica, alunni e famiglie, possono non firmare il patto di corresponsabilità della scuola e continuare a permettere che i ragazzi non conformino la loro testa a quella dei robot, attraverso l’assenza alle attività del PTOF che con il Piano Scuola 4.0 rende di fatto l’istituzione scolastica una fabbrica dell’Intelligenza Artificiale.
Ma oltre al problema della preservazione e protezione dei propri dati personali di cui anche il Garante è preoccupato, ciò che più turba sul prosieguo di questa digitalizzazione feroce sono i report su quel che accade allo sviluppo di cervelli in rescita.
Nel Giugno 2021, prima del golpe attuato l’anno successivo con il Piano Scuola 4.0, la VII Commissione Permanente al Senato stilò un documento dal titolo “SULL’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO”, il resoconto è drammatico (alleghiamo il pdf in fondo a questo articolo).
Il successore del Ministro Bianchi, l’attuale Ministro all’Istruzione Valditara, ne informerà tutti i Dirigenti Scolastici allegandolo alla circolare del 19 Dicembre 2022 nelle indicazioni riguardo l’uso dei cellulari a scuola, ma quel documento è come se non fosse mai esistito, tale è l’assordante silenzio su ciò che sta accadendo agli alunni d’Italia, fagocitati oggi da un Piano di Ripresa e Resilienza che ne sta uccidendo tutte le capacità cognitive.
INTERROMPIAMO LA CONSUETUDINE DEL REGISTRO ELETTRONICO
La legge che prevedeva l’uso del registro e delle pagelle elettroniche dall’anno scolastico 2012/2013 affermava “comunque fermo il diritto dell’interessato di ottenere su richiesta gratuitamente copia cartacea del documento redatto in formato elettronico” e le due sentenze del tribunale di Catania dell’8/9/2020 e del 2/12/2020 che vanno in questa direzione, oltre la sentenza della Cassazione n.47241 del 2/7/2019, ribadiscono che la mancanza a livello legislativo di un vero e proprio piano di dematerializzazione vanifica gli effetti della legge n. 135/2012.
Ciò determina la coesistenza, nella pratica, di entrambe le forme di registri, quella cartacea e quella elettronica, ricordando che il registro elettronico di classe non è obbligatorio e non può bastare una delibera del Collegio Docenti per imporlo.
Se pensiamo inoltre al diritto di docenti e famiglie ad ottenere un modulo al consenso dei propri dati personali, redatto in forma chiara e leggibile, cosa dovrà essere garantito per una scuola che impone addirittura il metaverso?
Come puntualizza il Garante nel vademecum “La Scuola Digitale a prova di Privacy”, nel modulo che docenti e utenza devono ricevere dalla scuola e firmare, va puntualizzato oltre alla specifica della base giuridica del trattamento, le misure garantite al rispetto degli art.13 e 14 del Regolamento Ue 2016/679, chi è il RDP, quali tipologie di dati trattati nel registro elettronico sono obbligatoriamente inserite a cura della scuole, le istruzioni fornite e quali misure sono adottate per garantire un’adeguata sicurezza dei dati personali secondo l’art.5 c.1 lett.f e 32 del Regolamento, nonché i tempi di conservazione dei dati e l’eventuale valutazione d’impatto.
E’ inoltre da tenere presente che l’uso del registro elettronico, obbliga alla navigazione su un sito esterno alla scuola che, insieme alla maggior parte delle piattaforme che dai tempi della pandemia sono state usate per fare didattica, non è detto rispettino appieno le procedure europee prevsite dal GDPR 679/2016.
A Marzo 2023 il Ministero dell’Istruzione e del Merito è costretto infatti ad emanare la circolare protocollo 703: nelle scuole è allerta per i dati fuori dalla UE, necessario passare al setaccio i contratti con i fornitori di servizi elettronici e di configurare i sistemi in maniera da evitare l’indebito invio di informazioni relative a personale, studenti e famiglie, verso Stati che non garantiscono una tutela dei dati equiparabile a quella del Regolamento Ue sulla privacy.
Si deve essere consapevoli che l’uso di registri elettronici, di piattaforme per la Didattica a Distanza e oggi l’implementazione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), hanno obbligato tutti i Dirigenti d’Azienda Scuola a stipulare contratti per usuire dei vari servizi iCloud (dalle semplici circolari alle pagelle) con società che fanno poi riferimento ai colossi hitech come Google, Microsoft, Amazon.
Anche se non lo si vuole ammettere, si sappia che i nostri dati non sono poi così al sicuro come si vuol far credere.
Dalla Legge della “Buona Scuola” del 2015 al Piano Scuola Futura/Scuola 4.0 abbiamo già perso quell’autonomia delle istituzioni scolastiche che dava garanzia di libertà d’insegnamento e di pluralismo culturale, oggi è addirittura il PNRR che detta le materie d’insegnamento e la formazione dei docenti.
Da oltre 10 anni per consuetudine usiamo registri elettronici credendoli utili e “a norma”, stiamo perdendo le nostre capacità cognitive raggiungendo un tasso di analfabetismo funzionale evidente, la sostituzione della lingua italiana con i nuovi termini imposti dalla Scuola Futura, ci renderà definitivamente zombie senza più un referente ed un’identità.
Il burnout che oggi colpisce il 50% degli insegnanti, sarà ben presto la patologia che riguarderà tutti gli alunni e le famiglie di quei ragazzi costretti a spersonalizzarsi per conformarsi ad un Decreto Ministeriale che ha definitivamente cancellato la Scuola italiana.
P.S. Nello scrivere questa ricerca, tesa a informare i docenti e le famiglie sulla illegalità del registro elettronico, non è stato trovato alcun riferimento a genitori che, vuoi per assenza di linea internet, vuoi per ideologia o mancanza di un computer, non vi hanno aderito all’uso.
Si aggiunge a questo articolo anche la riflessione del Proff. Massimo Locci pubblicata su Orizzonte Scuola riguardo il “libretto delle giustificazioni cartaceo”, che invitiamo tutti a leggere.
Sollecitiamo inoltre espressamente le famiglie che si predispongono ad essere apripista al rifiuto di questi strumenti digitali, a darcene comunicazione per arricchire i nostri futuri articoli, a salvaguardia delle nuove generazioni che hanno ancora la fortuna di nascere da genitori attenti alla loro crescita e sviluppo cognitivo.
Articolo di Keli per News Academy
Si allega
Pdf della VII Commissione Permanente al Senato dal titolo “SULL’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO”
Pdf nota Ministero Istruzione 20/11/2018
Pdf modulo per esercitare opzione di minoranza in Collegio Docenti
Link di riferimento
https://www.edscuola.eu/wordpress/wp-content/uploads/2016/11/DIGITALIZZAZIONE.pdf
https://www.miur.gov.it/documents/20182/6735034/PIANO_SCUOLA_4.0.pdf/
https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/preleggi.htm
https://www.orizzontescuola.it/ptof-senza-coinvolgimento-del-collegio-docenti-contro-legge/
https://www.euroedizioni.it/198-notizie/698261-il-registro-elettronico-non-e-obbligatorio
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